Vincent Van Duysen racconta il suo ruolo di Creative Director
Seguire l’istinto e il piacere nella progettazione di nuovi prodotti, come occasione per testare idee fresche e inattese. Con l'obiettivo di creare oggetti senza tempo
Il ruolo del creative director può essere estremamente complesso, ma è indubbiamente molto appagante. Quando abbiamo avviato la nostra collaborazione, la Molteni&C | Dada desiderava ritornare ai suoi valori fondanti, più domestici, raffinati ed eleganti.
Il mio metodo è molto pragmatico, e ho un rapporto e un legame molto professionale con la famiglia Molteni. Mi sento libero di seguire il mio istinto e cercare il futuro. So che direzione far prendere a Molteni&C | Dada, ma tengo sempre ben presente l’importanza di mantenere standard elevati e di ricercare i dettagli più raffinati, con un occhio di riguardo alla tecnologia nascosta dietro i prodotti.
Interagiamo tutti in maniera estremamente diretta, soprattutto quando si tratta di creatività; lo scambio con l’azienda riguardo i prototipi è costante, e le critiche costruttive non mancano mai. Il feedback può avvenire tramite una semplice e-mail, una lunga riunione o una telefonata, ma comunque il dialogo è continuo.
Le sfide future si basano su una simbiosi di mondi che coniugano l’approccio architettonico a quello del design d’interni, che cerca di ripensare e di affrontare da un punto di vista diverso tanto il mondo quanto l’arte di vivere. Sicuramente continuerò con coerenza sulla strada intrapresa negli ultimi 5 anni, che ci ha dato grandi soddisfazioni. Il nostro obiettivo per il futuro è migliorare e raffinare costantemente l’immagine del brand e la collezione, dedicandoci ogni anno a una tematica specifica.
In linea generale penso che sia necessario per i creative director tenere presente che le nuove collezioni scaturiranno proprio da questi tempi di grandi cambiamenti: pensiamo al Covid-19 e a come abbia portato con sé un cambiamento radicale dei concetti di distanziamento sociale e di lavoro da remoto. Il confine tra il luogo in cui viviamo e quello in cui lavoriamo sta progressivamente svanendo proprio in virtù di questo rapporto ibrido tra lavoro e vita privata. Per quanto riguarda me personalmente, voglio continuare a progettare e creare nuove architetture, nuovi prodotti e nuovi spazi, creando per l’umanità, in modo organico, e dando alle persone oggetti senza tempo. In generale, per quanto riguarda i progetti futuri, mi piace considerare ogni nuovo progetto come un’opportunità per sperimentare idee nuove e inaspettate. Nella mia mente, non smetto mai di progettare, perciò l’opportunità di innovare e continuare a sviluppare questo fil rouge che collega tutti i miei lavori è una sfida che accolgo sempre a braccia aperte.
Il tema del Salone di quest’anno rispecchia in pieno la direzione che ho preso con i miei nuovi progetti, intrisi di aperture e trasparenza. C’è un filo conduttore, la leggerezza e il desiderio di godersi la natura, stare en plein air e respirare a pieni polmoni. Anche il tema dei materiali organici è presente sia al Salone di quest’anno sia nel mio lavoro, nelle nuove collezioni in cui abbraccio le curvature naturali e le forme sinuose.
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