Il progetto “Thought for Humans.” firmato da Dentsu Creative Italy e realizzato dall’artista e fotografo newyorkese Bill Durgin si è aggiudicato il prestigioso premio per la categoria Photography/Still Life
Sedie, le novità che abbiamo visto al Salone del Mobile

Sedia Stelo, design by Sam Hecht & Kim Colin, Mattiazzi - Ph. Andrea Mariani
Tra materiali circolari, tecniche artigianali e accostamenti inattesi, la sedia rimane una tipologia d’arredo sempre capace di rinnovarsi
Abbiamo ancora bisogno di una nuova sedia? Il dibattito si ripresenta ciclicamente, non senza una punta di malizia, tra gli addetti del settore del mobile. L’altissimo numero di modelli sul mercato, ivi inclusi i capolavori che critica e pubblico hanno trasformato in icone, potrebbe del resto bastare per arredare i nostri spazi di vita per anni e anni a venire. E ancora, non sarebbe più opportuno reindirizzare energie e competenze verso altre tipologie di progetto, magari maggiormente legate agli scenari dell’innovazione?
Considerazioni, queste, che vengono puntualmente smentite dai fatti. Non solo perché moltissimi designer considerano la progettazione della sedia un rito di iniziazione a cui è bello, oltre che utile, sottoporsi. Ma anche perché quel processo di rinnovamento si rivela immancabilmente travolgente e inarrestabile. Il campo dell’arredo, che oggi ci appare relativamente stabile, è perennemente scosso da nuove sollecitazioni, che si tratti di nuove tecniche produttive, materiali più performanti e sostenibili, o anche uno spirito di adattamento al nuovo gusto e alle nuove idee che plasmano il nostro senso dell’abitare. Ecco allora perché di nuove sedie avremmo sempre bisogno, così come di designer che riescono ad immaginarle e renderle reali.
Ben vengano, allora, i nuovi modelli di seduta che le aziende si premurano di lanciare ogni anno, come quelle che abbiamo scoperto in occasione dell’ultimo Salone del Mobile.Milano. La sedia Belvedere, progetto di Ludovica Serafini + Roberto Palomba presentato da Kartell, ben testimonia come l’incontro inatteso tra materiali possa rimescolare le carte delle nostre aspettative. La sua struttura, realizzata in carbonio, la rende leggerissima e le dona un profilo quanto mai esile e aggraziato. Ma è l’incontro con la paglia di Vienna – del resto Belvedere è il nome dell’omonimo palazzo viennese a cui la sedia si ispira – a rendere tangibile la novità, funzionando come un ponte tra passato e futuro. Ha un’ispirazione specifica anche la sedia Babà che Emilio Nanni ha disegnato per Billiani: come il nome può suggerire, il riferimento è quello del sensuale dolce napoletano, che Nanni traspone nella dolcezza di piccoli dettagli capaci di smorzare la linearità contemporanea della seduta attraverso poche ma calibrate curve (e tante finiture disponibili, inclusa la versione imbottita).
Guarda invece al contesto specifico della ristorazione la sedia A-DC05 disegnata da KEIJI ASHIZAWA DESIGN per Karimoku. Leggermente inclinato, lo schienale è studiato per esaltare il comfort di quanti fanno l’esperienza della sedia durante i pasti, pur mantenendo un profilo armonico grazie all’eleganza del bracciolo in legno tubolare curvato. Altre novità continuano ad arrivare dal Sol Levante, reinterpretando con cura e qualità artigianale la longeva cultura manifatturiera del paese. Lo sgabello Shoto, abbinabile all’omonimo tavolo, è stato presentato da Maruni, azienda giapponese fondata nel 1928. L’ovale si impone come il minimo comune multiplo di tutta la linea, ma è anche un riferimento alla forma insulare che la composizione di tavolo e seduta possono assumere nella zona giorno. Non è un caso che Shoto significhi arcipelago in giapponese, e che la qualità artigianale della lavorazione esalti il carattere smussato del pezzo. Esalta la natura nobile del legno anche il progetto che Emmanuel Gallina propone per Milla&Milli. Per quanto essenziale, la sua sedia Iris in legno massello è un pezzo che non passa inosservato, merito del design a tre piedi – sempre abbastanza raro nel mondo delle sedie – e di uno schienale rettangolare che si integra armoniosamente con una seduta rotonda, segnata da suggestioni organiche.
Non manca infine la rilettura di due modelli di inizio millennio che dimostrano, a vent’anni dal loro lancio, tutta la loro attualità. Con Museum, il marchio Infiniti rilancia la panca Giulio che il designer Giulio Lazzotti aveva progettato nel 2002 (vincendo pure un Good Design Award). Essenziale pur senza severità – il merito è del profilo convesso delle gambe e della parte inferiore della seduta – la panca si adatta ad essere inserita con facilità in molteplici spazi pubblici e privato. Dai musei, come il nome stesso suggerisce, fino ad abitazioni private. Altra riedizione, questa volta aggiornata grazie alla performance virtuosa dei materiali, è Catifa 46 di Arper. Realizzata usando plastica 100% riciclata, ottenuta da una combinazione di materiali post-consumo e post-industriali, si presenta oggi con una nuova scocca, caratterizzata da un’inedita texture, e da un cuscino nuovo in BREATHAIR® resistente all’acqua e completamente riciclabile, che si adatta perfettamente alla sagoma della seduta.
Altre proposte avvistate al Salone raccontano di quanto dietro ad ogni modello ci sia spazio per un riflesso di innovazione. Jasper Morrison ripensa con Motta, progettata per Magis, la classica sedia da tinello con struttura in tubolare metallico, oggi adatta ad inserimenti quanto mai trasversali. La forma discreta, a cui ci ha da sempre abituato il designer britannico, guarda ai principi della personalizzazione e della circolarità: schienale e seduta, disponibili in legno, plastica e imbottito, possono essere facilmente installati e sostituiti, favorendo il riciclo delle singoli componenti.
Alcune sedie, infine, non rileggono solo se stesse, ma le tipologie archetipiche che la storia del design ha impresso nella nostra memoria. La Faneeri Folding Chair di Jonas Forsman per Nikari, rivisita il modello della sedia pieghevole, levigando il suo aspetto elegante e riuscendo al contempo ad ottimizzare i suoi spazi di contenimento, rendendola un’alleata preziosa tanto per la casa che per gli spazi contract. Per Mattiazzi, Sam Hecht & Kim Colin ripensano con Stelo la Windsor chair, un modello emblematico che molto racconta delle prime catene di montaggio del settore dell’arredo, dove ogni componente era realizzata da artigiani specializzati per poi essere assemblata in una piccola catena di produzione proto-industriale. Un’estetica “assemblata”, come la definiscono i designer, che mira a rendere più rarefatti e contemporanei i suoi profili. Continuando a dimostrare che, grazie a tecnologie innovative o a dettagli progettuali solo apparentemente insignificanti, ogni nuova seduta può rivelarsi contemporanea e guadagnarsi la propria attualità.

A Londra apre il Serpentine Pavilion disegnato da Marina Tabassum
Inclusa nel 2024 dalla rivista TIME nella lista delle "100 persone più influenti", l’architetta e docente Marina Tabassum ha progettato “A Capsule in Time”, il padiglione temporaneo – e parzialmente cinetico – che fino al 26 ottobre ospita il palinsesto estivo della Serpentine Gallery